Caos Tari, come scoprire se la propria bolletta è stata “gonfiata” e come ottenere il rimborso
In questi giorni non si parla d’altro che di Tari, mai stata cosi sulla “cresta” dell’onda come in questo periodo e non usiamo la parola cresta a caso. E si, perché pare, anzi ormai è dato certo, che alcuni comuni abbiano sbagliato, per anni, il conteggio della quota variabile della tassa sui rifiuti, addirittura duplicandone il suo onere.
La Tari si compone di due quote: una fissa, in funzione dei metri quadri degli immobili, e una variabile che i Comuni calcolano in rapporto ai componenti dell’utenza, in mancanza di opportuni strumenti di calcolo.
Ed è qui che si è creato l’increscioso errore, perché il calcolo della quota variabile ha preso in considerazione anche le componenti immobiliari (soffitte, box, auto e cantine), come se fossero determinanti di una maggiore produzione di rifuti.
Ma come capire se anche voi avete pagato una Tari gonfiata e soprattutto quali strumenti abbiamo a disposizione per difenderci?
Per prima cosa è necessario verificare se in bolletta (quella della tassa sui rifiuti) è presente, oltre all’utenza “domestica” principale, altre voci “domestica – accessorio” e se è presente il valore “tariffa variabile”. In tal caso anche voi avete pagato somme non dovute.
La buona notizia è che si può chiedere ed ottenere il rimborso.
E’ sufficiente inviare una richiesta per raccomandata a/r, al Comune che ti ha richiesto il pagamento in eccesso, allegando copia delle bollette “gonfiate”. Se trascorsi 90 giorni non si è ottenuta risposta o se la risposta è stata negativa, si fa ricorso alla Commissione Tributaria locale.